
Sono appassionato di ghisa, veramente da tanti anni, ormai quasi una vita. La domanda posta nel titolo, alla fine, potrei dire di essermela fatta milioni di volte.
Negli ultimi anni, con l'avvento del Web, mi sono trovato davanti diverse statistiche che confermavano una sensazione, ormai acquisita, dedotta sul campo.
Alcune di queste statistiche le considero disoneste. Poco realistiche. Mediate da una manipolazione di dati generalizzati e approssimativi. Realmente poco calate nella realtà delle Tane da Sollevamento Olimpico. I dati non sono irrisori, come alcuni vogliono far passare. Con la ghisa ci si fa male, anche nelle specialità complesse. Basta una distrazione, un eccesso di confidenza, e una cattiva gestione di carichi elevati può essere rapidamente tradotta in un infortunio, più o meno grave. Ma rimane il fatto che, in relazione al volume di carichi spostati, alla mole di lavoro eseguito, la percentuale degli infortuni rimane comunque bassa, plausibile, soprattutto nei confronti di altre specialità sportive, apparentemente più leggere, o solamente considerate più sicure. Mi è capitato mille volte di discutere con mamme iperapprensive, che alla mia proposta di fare un po' di sana pesistica, difendevano il marmocchio (per la maggior parte delle volte obeso), al grido di "i pesi fanno male". La difesa è molto semplice, e inattaccabile: i pesi fanno male, solo se fatti male.
In tutti i casi, per un ragazzino adolescente, è sicuramente molto meno deleterio maneggiare un puffo di 6/12 kg (bilancierini propedeutici), piuttosto che dosi industriali di cibo spazzatura, magari sul divano, davanti alla televisione o al giochino elettronico di turno.
Mi sono dato, comunque, in questi anni, una serie di risposte che non considero di interesse scientifico, perchè non ho effettuato degli studi, in tal senso, matematicamente inattaccabili.
Piuttosto, si parla di dati raccolti nella memoria. Di incroci di esperienze, di considerazioni, derivanti in molti casi dalla pratica diretta (basta guardarmi di schiena per capire che di ghisa ne ho maneggiata a tonnellate), piuttosto che nell'osservazione diretta degli atleti che allenavo, di qualsiasi livello; dal confronto con i miei Maestri e i miei colleghi.
Vorrei condividere con voi, in queste poche righe, alcune considerazioni.
– perchè il wl non è banale sollevamento pesi, è ginnastica artistica con l'utilizzo di un attrezzo oscillante, il bilanciere. Non il mero spostamento di una barra pesante, ma dell'atleta attorno all'attrezzo stesso
– perchè c'è equilibrio tra le spinte e le tirate, ossia il susseguirsi di gesti complessi che ribaltano continuamente la sequenza delle catene cinetiche implicate nello sforzo, facendo si che avvenga un continuo scorrimento sinergico tra le stesse. Con il risultato di ottenere in breve tempo percezione e coscienza della propria corporeità.
– perchè enfatizza la capacità di ricercare, nel gesto atletico, il ritmo perfetto tra contrazione e rilasciamento muscolare, e la capacità dell'atleta di saper ricercare la massima decontrazione appena dopo uno sforzo importante dal punto di vista neurale. Questo enfatizza le capacità coordinative sia extra che intramuscolari.
– perchè esalta la capacità del soggetto di applicare balance, e cioè equilibrio del baricentro durante gli spostamenti. L'atleta, per controllare se stesso, intorno all'attrezzo, è chiamato a prendere completo possesso delle sue qualità vestibolari, proprio ed esterocettive
– perchè necessita ed enfatizza la mobilità articolare ed i gesti motori in full rom. Molti dei gesti del sollevamento pesi Olimpico necessitano di una mobilità articolare eccezionale, che di per se stessa rappresenta un fattore preventivo nello svolgimento di tantissime discipline, ed in particolare di quelle ad alto impatto ponderale, quanto quelle ad alto impegno metabolico. Un atleta con evidenti carenze di articolarità farà molta fatica ad apprendere un buon Weightlifting. Anzi, questo rappresenterà un limite serio nell'apprendimento. Un'ottima mobilità articolare del rachide, se legata ad una tonicità proporzionale, si rivela fattore preventivo per le principali patologie vertebrali.
– perchè si esprime in maniera corretta ricercando la verticalità, la fisiologicità della postura e del controllo della colonna vertebrale sotto carico.
La colonna vertebrale sopporta meglio i carichi che rispettano le curve fisiologiche della struttura naturale, piuttosto quelle che le invertono. In questo, il WL, è veramente discriminante. Una buona alzata, non potrà prescindere da un'ottima verticalità, da una disciplinata compostezza, da una precisa coerenza ritmica.
– perchè un buon gesto di weightlifting non esula mai dal mantenimento di una corretta midline. In una alzata corretta, ci sarà una relazione ottimale tra il baricentro dell'atleta e il baricentro dell'attrezzo. Questa soluzione è foriera di controllo assoluto del carico. Un alzata in cui i due punti si allontanino, pericolosamente, sarà un'alzata precocemente nulla.
– perchè le impressioni di forza sul bilanciere non sono in trazione bruta degli arti superiori, ma questi lavorano come se fossero due catene che si agganciano al bilanciere con due moschettoni, lo spostamento del carico è delegato al "core" e quindi ad una regione forte e stabile (in particolare il timing è legato alla tensione ritmica e armonica di glutei e romboide e gran dorsale) – perchè a differenza di altre discipline, una buona esecuzione non accetta sticking point. Uno sticking, nel WL, è un'alzata abbandonata quasi immediatamente. E l'esperienza ci insegna che la maggior parte degli infortuni, e delle "deformazioni" articolari e strutturali, derivano da tempi elevati sotto tensione delle strutture stesse. Un TUT elevato, nel WL, è un errore tecnico evidente.
– perchè un buon WL non può prescindere da un'alta velocità di esecuzione. Le alte velocità angolari sono meno stressanti dei gesti lenti. Necessitano di maggiore controllo, di maggiore precisione tecnica. Ma questa è una delle caratteristiche che rende il livello tecnico degli atleti del WL, mediamente più elevato rispetto alle altre discipline. Un livello tecnico più elevato un migliore target motorio, comporta sempre una minore esposizione agli infortuni.
– perchè innesca il reclutamento dei muscoli stabilizzatori del tronco, e la capacità dinamica dello stesso (mm obliqui, trasversi, erettori spinali, intercostali, diaframmatici, per citarne solo alcuni, concretamente più performanti che in altre discipline).
– perchè educa il soggetto al movimento armonioso e alla assoluta precisione dei gesti. Ed io considero armonia e precisione le componenti preventive più importanti nell'esecuzione di gesto sportivo o anche solo motorio.
– perchè, per ultimo, ma non ultimo, educa l'atleta al movimento cognitivo. Il WL è una disciplina complessa, dal punto di vista motorio. Non c'è spazio per la brutalità. I gesti, per essere assimilati, devono essere provati e riprovati, metabolizzati, sublimati alla propria soggettività. E questa, in due parole, è educazione motoria.
Un soggetto capace di muoversi ad alte velocità angolari durante un gesto complesso, sarà capace di trovare delle strategie efficaci anche durante l'esecuzione di discipline diverse o anche sono negli stress da funzionalità che ci offre il quotidiano. Chi ha la coscienza e il controllo della propria gestualità motoria, è molto meno esposto all'avvento di infortuni, quanto alla cronicizzazione dei traumi da sovraccarico strutturale.
Il WL, a mio avviso, dovrebbe entrare a far parte, come la ginnastica a corpo libero, dei programmi ministeriali di Educazione Motoria, fin dall'età adolescenziale.
AG
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