La frequenza costituisce uno degli
elementi più importanti nella programmazione dell'allenamento. In
relazione alla frequenza i fattori che svolgono un ruolo fondamentale
sono due:
- Il numero di sessioni di allenamento da svolgere durante la settimana;
- Il numero di allenamenti da destinare ad ognuna delle tre alzate di gara - squat, panca e stacco – durante la settimana.
Il primo di questi due fattori –
numero di sessioni alla settimana – deve essere messo in relazione
a diversi elementi come la disponibilità di tempo ( in concomitanza
con i vari impegni di lavoro, studio, famigliari, ecc.), l'anzianità
di allenamento, l'intensità dell'allenamento (percentuali di carico
utilizzate nella singola sessione di allenamento), tempi di recupero.
Quindi è facile capire come gli aspetti della vita quotidiana e le
caratteristiche psicofisiche dell'atleta vadano ad incidere
profondamente sulla frequenza settimanale delle sessioni di
allenamento. A prima vista potrebbe, quindi, sembrare molto difficile
pianificare la frequenza ottimale in relazione alle numerose
variabili chiamate in causa. La buona notizia è che anche nel caso
del powerlifting le cose semplici e un minimo di disponibilità di
tempo consentono di programmare una frequenza di allenamento
efficace. Infatti, con tre sessioni di allenamento alla settimana di
due ore l'una è possibile giungere a risultati importanti. Dove per
risultati importanti intendo che questo tipo di frequenza è idonea
anche per atleti di livello avanzato impegnati in competizioni
internazionali di powerlifting.
Perchè tre sessioni alla settimana
costituiscono una frequenza ottimale nel 90% dei casi? Le ragioni
sono diverse e tra queste è bene ricordare:
- tre sessioni corrispondono ad un impegno di 6 ore la settimana. Dal momento che in una settimana ci sono 168 ore, questo impegno è pari a meno del 4% del monte ore totale, Quindi questa è una frequenza che può essere inserita tra gli altri impegni con una buona compatibilità;
- se queste sessioni vengono inserite il lunedì, mercoledì e venerdì, consentono un adeguato recupero tra una sessione e l'altra;
- consentono di lavorare con un adeguata enfasi su tutti e tre gli esercizi di gara in relazione alle diverse componenti della forza;
- tre sessioni alla settimana consentono all'atleta di allenarsi praticamente in tutti gli ambienti, dal garage di casa (dove è comunque bene avere un compagno di allenamento) fino alle palestre commerciali (dove se faceste 7 sessioni alla settimana sarebbe un po più problematico...);
- una frequenza di questo tipo permette all'atleta di affrontare ogni singola sessione con una forte spinta emotiva (da leggersi come voglia di allenarsi, anche se il concetto è abbastanza complesso).
Quindi, possiamo dire che tre sessioni
settimanali consentono di pianificare una frequenza di allenamento
efficace dal punto di vista dello stimolo allenante, accattivante
sotto il profilo della spinta emotiva, in grado di consentire un
adeguato recupero al sistema neuromuscolare, facilmente integrabile
con le altre attività della vita quotidiana. In poche parole una
frequenza di questo tipo consente di dar luogo ad un programma di
allenamento altamente “fattibile”.
Il concetto di “fattibilità”, su
cui torneremo in seguito, è sicuramente uno degli aspetti più
importanti e al contempo più sottovalutati all’interno della
progettazione di una corretta logica di training. Tale concetto va a
toccare diversi aspetti connessi all’allenamento. Solo per fare un
breve cenno, è perfettamente inutile progettare un programma di sei
sessioni settimanali, se non si ha il tempo materiale per poterle
sempre eseguire (fattibilità temporale), se non si recupera
adeguatamente tra una sessione e l’altra (fattibilità
dell’intensità di training), se non si arriva mentalmente freschi
all’appuntamento col bilanciere (fattibilità emotiva).
Nel caso in cui, per diverse ragioni,
lavorative, famigliari, ecc., non si riescano- o non si vogliano-
eseguire tre sessioni di allenamento la settimana, è comunque
possibile progettare un programma di allenamento efficace anche con
due sessioni di allenamento alla settimana (anche qui di due ore
l’una, realizzate ad esempio il lunedì e il giovedì). Ma cosa ci
si può aspettare da una frequenza di allenamento di questo tipo?
Anche in questo caso, pur non potendo arrivare ai risultati
ottenibili con tre sessioni alla settimana, è tuttavia possibile
raggiungere obiettivi davvero interessanti. Diciamo che con
quest’ultimo tipo di frequenza è possibile giungere ad un livello
“intermedio”, che per chi gareggia, significa poterlo fare in
ambito italiano con risultati più che dignitosi in termini di
“classifica” ( a patto naturalmente che i diversi aspetti
dell’allenamento vengano gestiti con intelligenza).
Veniamo adesso a parlare della
frequenza settimanale con cui allenare le singole alzate di gara-
squat, panca e stacco. E qui entriamo in un’intricata giungla di
teorie che danno indicazioni in molti casi contrastanti e quindi è
proprio questa la variabile che porta i maggiori dubbi su come
programmare una corretta frequenza di allenamento.
A mio avviso, nello sport- e quindi
anche nel powerlifting- funziona ancora il vecchi presupposto secondo
cui maggiormente si lavora e maggiori risultati si ottengono.
Naturalmente se viene realizzata una pianificazione corretta ed
intelligente per dare luogo ad un allenamento “fattibile”. Al
contrario, se non si tiene conto di questa fattibilità, si potrebbe
incorrere in errori che darebbero luogo a infortuni o a uno scarso
impegno in allenamento (se ad esempio se si progetta un allenamento
di tre sessioni di allenamento di squat alla settimana, tutte al 90%
del carico massimale, come risultato si potrebbe avere o un
bell’infortunio o poca voglia di andare in palestra…).
Quindi la domanda è: quante volte
dovrei allenare le tre alzate durante la settimana per ottenere i
migliori risultati? Secondo me se vengono eseguite tre sessioni di
allenamento la settimana, in ogni sessione bisognerebbe eseguire
squat, panca e stacco. Alcuni potrebbero pensare che un approccio di
questo tipo sia eccessivo. Tuttavia, se le cose vengono fatte nel
modo opportuno questa risulta essere la frequenza ottimale. Cioè è
necessario utilizzare l’intensità- o percentuali di carico-
opportuna alle varie serie di allenamento. Opportuna significa
quell’intensità in grado di allenare efficacemente le qualità
motorie e di coordinazione dell’atleta, di stimolare adeguatamente
le fibre muscolari e di consentire un adeguato recupero tra una
sessione e l’altra. Quindi un esempio per lo squat potrebbe essere:
- lunedì intensità alta;
- mercoledì intensità bassa;
- venerdì intensità alta.
Definire cosa significhino i termini
alta, media e bassa è funzione di diversi parametri tra cui
l’anzianità di allenamento, il livello dell’atleta, il carico
sollevato, la velocità di recupero. Per dare indicazioni di larga
massima possiamo definire intensità alta una percentuale di carico
compresa tra il 75 e il 90% del carico massimale; intensità media
quella tra il 60 e il 75% e intensità bassa quella compresa tra il
50 e 60%.
Chiaramente questa è solo un
indicazione delle percentuali di carico da utilizzare, ma che può
essere presa come valida nella maggior parte dei casi. Per meglio
identificare le percentuali di carico da utilizzare, può essere
utile tenere presente che esse sono, generalmente, inversamente
proporzionali al livello dell’atleta (contrariamente a quanto molti
potrebbero pensare). Ciò vuol dire che più è alto il livello
dell'atleta e più è bassa la percentuale di carico che deve essere
utilizzata in allenamento. Questo per diverse ragioni. Tra di esse è
utile ricordare che un atleta di alto livello ha capacità motorie e
di coordinazionepiù elevate, è in grado di reclutare un maggior
numero di fibre muscolari e non ultimo solleva carichi maggiori e
quindi più impegnativi per il sistema neuromuscolare. Di conseguenza
lavorare a percentuali troppo elevate potrebbe rivelarsi troppo
stressante. Per fare un esempio se un atleta ha un massimale di panca
raw di 270kg, lavorare al 90% significherebbe utilizzare un carico
pari a 243kg , che potrebbe risultare molto rischioso e causare
infortuni. Al contrario un atleta con un massimale di 100kg, se
lavora al 90% utilizzerà 90kg, carico che può essere utilizzato,
molto spesso, senza rischi di infortuni.
Queste sono naturalmente indicazioni di
massima che l'atleta deve valutare con un tecnico davvero esperto in
grado di indirizzarlo verso una programmazione dei carichi
intelligente, che al contempo non implichi rischi di infortunio e che
non causi “stalli” nel conseguimento dei risultati.
Ecco di seguito due esempi di
programmazione efficace dell'intensità:
Lunedì
|
Mercoledì
|
Venerdì
|
|
SQUAT
|
Alta
intensità (75-90%)
|
Bassa
intensità (50-60%)
|
Media
intensità (60-75%)
|
PANCA
|
Bassa
intensità (50-60%)
|
Alta
intensità (75-90%)
|
Media
intensità (60-75%)
|
STACCO
|
Bassa
intensità (50-60%)
|
Media
intensità (60-75%)
|
Alta
intensità (75-90%)
|
Lunedì
|
Mercoledì
|
Venerdì
|
|
SQUAT
|
Media
intensità (60-75%)
|
Bassa
intensità (50-60%)
|
Alta
intensità (75-90%)
|
PANCA
|
Alta
intensità (75-90%)
|
Media
intensità (60-75%)
|
Bassa
intensità (50-60%)
|
STACCO
|
Bassa
intensità (50-60%)
|
Alta
intensità (75-90%)
|
Media
intensità (60-75%)
|
Naturalmente la programmazione
dell'intensità è solo uno degli elementi importanti nell'adozione
di una corretta logica di training. Altri aspetti come il seguire una
periodizzazione lineare o di tipo diverso, l'allenamento delle
diverse componenti della forza (forza veloce, massimale,
accelerazione, esplosività), la scelta degli esercizi di base e di
supporto, il numero di serie e ripetizioni, ecc, verranno trattati
nei successivi post.
Voi cosa ne pensate? Qual'è secondo voi la frequenza ottimale nella programmazione delle tre alzate?
Voi cosa ne pensate? Qual'è secondo voi la frequenza ottimale nella programmazione delle tre alzate?
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